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Boschi di spaccio in Italia: come nascono, perchè si moltiplicano e cosa fare (?)


Negli ultimi anni, il fenomeno dei "boschi di spaccio" è emerso come una delle piaghe più preoccupanti nel panorama della criminalità organizzata italiana. Questi luoghi, spesso situati in aree boschive a ridosso delle città, sono diventati il teatro di attività di spaccio di droga, trasformandosi in vere e proprie "zone franche" per i traffici illeciti. Un problema che intreccia degrado urbano, emergenze sociali e criminalità organizzata.

Come nascono

I boschi di spaccio iniziano a emergere in Italia negli anni 2000, parallelamente all'espansione della micro-criminalità legata al traffico di stupefacenti. Questo modello si è diffuso in particolare nelle regioni del Nord, con episodi noti nel Parco delle Groane (Milano), nel Parco Dora (Torino) e nei pressi della Stazione Rogoredo, ribattezzata "il bosco della droga", per poi radicarsi su tutto il terriotorio nazionale.

Il fenomeno è nato come risposta alla crescente pressione delle forze dell’ordine nei centri urbani, spingendo i pusher a spostarsi in zone più difficili da controllare. I boschi garantiscono copertura naturale, facilità di fuga e anonimato, rendendoli luoghi ideali per attività illecite. Spesso, a segnalare una nuova piazza di spaccio sono dei semplici cittadini che, durante le loro attività fuori porta, notano movimenti "sospetti" lungo le strade sterrate che portano ai boschi o perché vengono letteralmente minacciati dalle bande di spacciatori o importunati dai tossici che acquistano e consumano anche sul posto.


Come funzionano

I boschi di spaccio sono gestiti da reti criminali ben strutturate, spesso legate a organizzazioni straniere (perlopiù nordafricane e sudamericane) o alla criminalità locale. All'interno, ogni figura ha un ruolo preciso: sentinelle che controllano l’area, venditori al dettaglio e intermediari che si occupano della logistica.

Questi luoghi sono frequentati da consumatori di ogni tipo, attratti da prezzi bassi e disponibilità di diverse sostanze come cocaina, eroina, crack, droghe sintetiche e hashish. Tuttavia, la condizione igienico-sanitaria e i rischi per la sicurezza rendono questi spazi pericolosi anche per i tossicodipendenti.



Le conseguenze su società e ambiente

Oltre al degrado urbano e ambientale, i boschi di spaccio creano un clima di insicurezza per i residenti delle aree limitrofe. Sentieri e parchi, che dovrebbero essere luoghi di svago, diventano inaccessibili per le famiglie e i cittadini. Inoltre, la presenza di rifiuti tossici (siringhe, involucri di droga, batterie d'auto ecc.) danneggia gravemente l'ecosistema locale ed è un pericolo per la salute pubblica. Poi c’è la questione delle guerriglie urbane che sono diventate una piaga sociale: tra questi, quasi sempre immigrati irregolari, si creano anche bande di spacciatori rivali che non mancano di attarsi e ferirsi, con colpi di pistole e accoltellamenti, creando il panico tra i residenti e i passanti.

Inoltre, sempre dal punto di vista sociale, la vicinanza di questi luoghi ai centri abitati alimenta fenomeni di esclusione, ghettizzazione e un pericoloso abbassamento della qualità della vita.


Cosa si sta facendo

Negli ultimi anni, diverse amministrazioni hanno avviato operazioni di contrasto al fenomeno, combinando interventi repressivi e iniziative di riqualificazione. Le forze dell’ordine effettuano periodicamente operazioni di bonifica, smantellando le reti criminali e arrestando i responsabili. Tuttavia, la natura dinamica del fenomeno fa sì che i pusher si spostino rapidamente in altre aree.

Sul fronte sociale, sono stati lanciati progetti per recuperare i tossicodipendenti attraverso programmi di reinserimento e di recupero psico-fisico. Alcuni parchi sono stati riqualificati con l’installazione di illuminazione, telecamere e maggiore presenza di attività sportive e culturali.

 

La sfida: prevenzione, repressione e riqualificazione.

Per combattere davvero i boschi di spaccio, è necessario un approccio integrato, continuo e repressivo. Ecco, secondo alcuni esperti, delle strategie che potrebbero fare la differenza:

  1. Maggiore sorveglianza e tecnologia: serve un controllo capillare del territorio da parte delle forze dell'ordine, con pattugliamenti costanti e tecnologie avanzate (droni, utilizzo di satelliti, telecamere moderne, rilevatori di presenze ecc.) per monitorare le aree a rischio e reprimere le attività illecite.
  2. Riqualificazione territoriale: smantellare le aree di spaccio e restituire i boschi e i parchi ai cittadini con progetti di riutilizzo sostenibile e inclusivo.
  3. Prevenzione sociale: investire su programmi educativi nelle scuole e campagne di sensibilizzazione per ridurre la domanda di sostanze stupefacenti.
  4. Collaborazione internazionale: molte delle reti di spaccio operano su scala globale; il contrasto richiede una cooperazione transnazionale tra le forze di polizia.


Come combatterli

I boschi di spaccio rappresentano un fenomeno complesso che va oltre il semplice spaccio di droga. Contrastare questa piaga significa non solo colpire i responsabili, ma anche affrontare le radici sociali, economiche e culturali che la alimentano. Solo attraverso un lavoro congiunto di istituzioni, cittadini, magistratura e forze dell’ordine sarà possibile restituire questi luoghi alla collettività. Solo riportando la sicurezza dei cittadini al centro dell’agenda pubblica, si potrà estirpare una piaga che ha compromesso per troppo tempo la convivenza civile e il futuro dei nostri ragazzi.


AC, La Voce del Patriota 1 gennaio 2025 (leggi la fonte)


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