Caso Libia: per la liberazione dei pescatori spunta l'ipotesi dello scambio
Si cominciano a delineare i retroscena che avrebbero permesso la liberazione dei pescatori di Mazzara del Vallo. Certo, anche qui come tutti i casi che hanno riguardato il Governo e degli ostaggi italiani in giro per il mondo, non esistono ricevute, pezze d'appoggio o certezze che possano dimostrare l'avvenuto pagamento di un riscatto, ci si ci basa su fonti e testimonianze (più o meno attendibili) che permettono di ricostruire i fatti e capire se vi sia stata una trattativa che ha portato alla liberazioni di connazionali.
Nel caso dei pescatori siciliani, secondo quanto riportato da un quotidiano dell'area araba, ci sarebbe stato lo scambio con 4 scafisti libici, condannati in Italia per traffico di esseri umani, per i quali più volte, il generale della Cirenaica Haftar, ne ha chiesto la liberazione. Ma, ovviamente, non vi sono conferme, per ora di ufficiale c'è solo la missione a Bengasi del Premier Conte e del Ministro degli Esteri Di Maio per riportare a casa i 18 marittimi. Da quanto si apprende da fonti parlamentari, il Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) sentirà il Premier Conte per conoscere i dettagli dell'operazione che hanno consentito il ritorno dei pescatori, dopo mesi di umiliazioni.
Sul piano internazionale, anche questa volta l'Italia non ne esce bene. Aver permesso che l'esecutivo trattasse con un soggetto non riconosciuto dalle Nazioni Unite, per liberare dei lavoratori che non avevano commesso alcun illecito, è stato un fallimento. Parliamo dello stesso generale della Cirenaica, Khalifa Haftar, che è stato accolto a Roma quasi come un capo di Stato.
Secondo alcune stime, l'Italia avrebbe pagato un'ottantina di milioni di euro per tutti gli ostaggi italiani rapiti nel mondo. Di questi, 30 milioni sarebbero stati sganciati, negli ultimi anni, da Pantalone per liberare 13 ostaggi italiani delle Ong; una media di oltre 2 milioni di euro a ostaggio. Su questo siamo i migliori di tutti.
AC, La Voce del Patriota 20 dicembre 2020 (leggi la fonte)
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